Lunedì 2 giugno, un nutrito gruppo di alunni della SMSI “Leonardo da Vinci” di Buie, accompagnati dai loro professori, Erika Šporčić Calabrò, Nina Maria Laginja e Tomislav Klarić, hanno fatto visita al Memoriale di Jasenovac, il famigerato campo di concentramento del regime ustaša durante la Seconda guerra mondiale.
Istituito nell’estate del 1941 dallo Stato indipendente croato con l’intenzione di realizzare il proprio programma di pulizia etnica fu, per tutto il periodo del conflitto, un luogo di morte e di disumanizzazione dell’individuo. Lo Stato indipendente croato (o NDH, ossia Nezavisna država hrvatska), proclamato nell’aprile del 1941 da Eugen Kvaternik, ma a nome del Poglavnik Ante Pavelić, fu un governo collaborazionista con le potenze dell’Asse che ebbe termine con la fine della Seconda guerra mondiale in Europa. Infatti, Jasenovac venne conquistato dal Movimento di Resistenza partigiana a maggio del 1945, dopo che le guardie uccisero la maggior parte dei detenuti e smantellarono le strutture del campo.
In realtà, Jasenovac non era un singolo campo, bensì un complesso di cinque strutture di detenzione situate lungo il fiume Sava. Jasenovac, conosciuto anche con il nome di “Ciglana” o “Logor III”, era il più esteso.
Il campo fu utilizzato per l’eliminazione brutale di serbi, ebrei, rom ed altre minoranze, nonché oppositori politici croati del regime. Il numero delle vittime non è precisato, ma si stima che si aggirano intorno ai 77.000-100.000, tutte brutalmente uccise. A Jasenovac non c’erano forni crematori né camere a gas, ma gli strumenti utilizzati per le esecuzioni comprendevano coltelli, asce e martelli.
Del campo oggi non resta nulla, ma il Memoriale, con annesso il Museo, vuole essere un luogo di testimonianza e di monito contro l’intolleranza.
Gli alunni della da Vinci hanno avuto modo di fare una visita guidata dell’area del campo e, successivamente, hanno partecipato al laboratorio attivo preparato dal Museo per scopi didattici. I ragazzi, infatti, suddivisi in gruppi, hanno lavorato su sette diversi argomenti inerenti il campo di concentramento di Jasenovac (per esempio, “La vita nel campo” e “L’NDH di Ante Pavelić”). Alcuni di loro hanno analizzato direttamente le fonti relative alle Leggi razziali dello Stato indipendente croato.
Questo genere di laboratorio non solo ha arricchito le conoscenze degli alunni, ma ha insegnato loro a “fare storia attiva”, lavorando sul campo, cercando informazioni in giro per il museo come dei detective e, infine, esponendo i risultati delle loro ricerche.
Un’esperienza che, sicuramente, resterà impressa nei ricordi di tutti.







